Punto di vista del Segretario Generale di Conflombardia
Le tecnologie immersive, in particolare la Realtà Virtuale (VR) e la Realtà Aumentata (AR), stanno aprendo prospettive nuove in molti settori. Da semplice elemento di intrattenimento, VR e AR si sono evolute in strumenti strategici per la formazione, la comunicazione aziendale, la telemedicina e il retail. Le imprese più innovative sperimentano già queste soluzioni per ottimizzare processi interni, fidelizzare i clienti e offrire prodotti all’avanguardia. È cruciale, tuttavia, promuovere competenze digitali approfondite e un approccio inclusivo, affinché tutti possano beneficiare di questa rivoluzione immersiva.
Stadio di avanzamento e casi d’uso concreti
Soluzioni basate su VR e AR hanno raggiunto un livello di maturità tale da potersi integrare in diversi processi formativi e organizzativi. Nell’istruzione, ad esempio, permettono simulazioni interattive di situazioni complesse come laboratori di scienze o ricostruzioni storiche. In ambito sanitario, supportano operatori e pazienti riducendo i tempi di intervento e migliorando l’assistenza. Nel retail, i clienti possono “provare” mobili, vestiti o accessori in ambienti virtuali, con un notevole risparmio di tempo e costi.
Metaverso e community virtuali: hype vs realtà
Negli ultimi tempi è esploso l’interesse verso il cosiddetto “Metaverso”, un insieme di mondi virtuali condivisi in cui le persone interagiscono e creano contenuti. Se da un lato è evidente il potenziale di queste piattaforme, dall’altro esistono ancora ostacoli tecnici e culturali che ne rallentano la piena adozione. In futuro, brand, artisti, enti formativi ed e-commerce specializzati potrebbero convergere in questi spazi, a patto che l’esperienza risulti intuitiva, sicura e concretamente utile.
Sfide di accessibilità e inclusione digitale
Le tecnologie immersive devono affrontare il tema dell’accessibilità. Visori VR e occhiali AR possono risultare costosi e richiedere hardware performanti, rendendo l’adozione non immediatamente alla portata di tutti. Anche l’usabilità rappresenta un aspetto critico: servono interfacce intuitive e percorsi di formazione per evitare che i meno esperti in ambito digitale rimangano esclusi. Garantire a chiunque la possibilità di accedere a VR e AR in modo equo e sostenibile è un passaggio chiave per favorirne la diffusione.
Impatto sull’industria dell’intrattenimento e sulla formazione aziendale
Il gaming è stato il primo settore a sfruttare appieno l’immersività di VR e AR, creando giochi in mondi tridimensionali altamente interattivi. Oggi, però, sono gli ambiti professionali a trarre vantaggi significativi: la formazione aziendale, ad esempio, utilizza simulazioni di situazioni reali (come procedure antincendio o manovre complesse) a costi e rischi ridotti. Eventi e fiere virtuali, inoltre, consentono di allargare il pubblico di riferimento, mentre campagne pubblicitarie immersive aumentano il coinvolgimento dei clienti.
Verso un’adozione consapevole: opportunità e responsabilità
L’integrazione di VR e AR richiede riflessioni a livello di sicurezza, privacy e codici di condotta. La raccolta di dati sensibili, come i movimenti oculari, apre interrogativi sull’utilizzo di tali informazioni. Trascorrere molto tempo in ambienti virtuali può inoltre incidere sul benessere psicofisico delle persone. Per scongiurare possibili effetti negativi, aziende, governi e sviluppatori dovrebbero collaborare alla definizione di regole, standard e linee guida, promuovendo un uso responsabile e una tutela reale degli utenti.
Conclusioni e prospettive
Le tecnologie immersive hanno il potenziale di rivoluzionare settori strategici come istruzione, comunicazione, sanità e retail. Per sprigionare pienamente questo impatto positivo, occorre investire in infrastrutture e competenze, affiancando iniziative che rendano VR e AR più accessibili e inclusive. In tal modo si potrà costruire un ecosistema digitale che generi innovazione diffusa, garantendo contestualmente i necessari standard etici e la protezione degli utenti.