Iter corretto, contrattazione obbligatoria, policy interne e gestione della privacy: cosa fare, cosa evitare e come Conflombardia ti aiuta a installare sistemi di videosorveglianza senza errori né rischi legali.
La videosorveglianza è un diritto dell’impresa, ma serve metodo
Installare telecamere nei luoghi di lavoro è legittimo se motivato da esigenze organizzative, produttive o di sicurezza. Tuttavia, la normativa italiana – in particolare l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori – impone un iter autorizzativo rigoroso, che tutela i lavoratori e garantisce trasparenza. Non basta installare l’impianto: serve seguire una procedura formalizzata e documentata, pena sanzioni anche pesanti.
Quando è obbligatorio un accordo sindacale
Ogni volta che la videosorveglianza può indirettamente o direttamente controllare l’attività dei lavoratori, è obbligatorio un accordo sindacale o, in alternativa, l’autorizzazione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Questo vale anche per:
- Telecamere installate in magazzini, ingressi, parcheggi, aree di produzione
- Impianti già presenti ma non formalmente autorizzati
- Sistemi evoluti con riconoscimento facciale o tracciamento comportamentale
L’assenza dell’accordo rende illecita ogni ripresa e ogni eventuale utilizzo dei filmati a fini disciplinari o legali.
La policy interna come strumento di trasparenza
Oltre all’accordo sindacale, l’azienda deve redigere una policy interna sulla videosorveglianza, comunicandola a tutto il personale. Questa deve contenere:
- Motivazioni dell’installazione
- Aree sorvegliate e tecnologie usate
- Durata della conservazione dei dati
- Finalità dichiarate (sicurezza, tutela patrimonio, prevenzione illeciti)
- Referente interno per richieste e chiarimenti
Una policy chiara rafforza la trasparenza organizzativa e riduce il rischio di contestazioni.
Privacy, GDPR e gestione dei dati registrati
Le immagini raccolte tramite videosorveglianza sono dati personali e come tali vanno trattati. È quindi necessario:
- Installare cartelli informativi visibili
- Impostare una durata di conservazione coerente (max 72 ore salvo casi eccezionali)
- Proteggere l’accesso alle registrazioni
- Non utilizzare i filmati per finalità diverse da quelle dichiarate
- Nominare il responsabile del trattamento se richiesto
Il mancato rispetto di queste regole può comportare sanzioni da parte del Garante della Privacy, anche in assenza di violazioni gravi.
Come Conflombardia ti supporta nell’intero processo
Conflombardia mette a disposizione delle imprese:
- Consulenza sindacale per la stipula dell’accordo previsto dall’art. 4
- Redazione della policy interna e dei cartelli informativi
- Supporto nella predisposizione della documentazione per l’Ispettorato
- Accompagnamento all’audit privacy con professionisti abilitati
- Tracciabilità dell’intero iter e copertura sindacale ufficiale
Questo consente all’imprenditore di essere in regola, tutelare la propria attività e ridurre il rischio di errori formali o interpretazioni scorrette.
Regole chiare, impianti sicuri, azienda protetta
La videosorveglianza, se gestita correttamente, rappresenta un potente alleato per la sicurezza aziendale e la tutela del patrimonio. Ma deve essere sempre conforme alla legge, condivisa con il personale e strutturata in modo professionale. Conflombardia aiuta le imprese ad essere trasparenti, protette e conformi, con documenti validi e procedure difendibili in sede di controllo.
✅ COSA PUOI FARE ORA
✔️ Verifica se il tuo impianto è in regola con Statuto dei Lavoratori e Privacy
✔️ Richiedi l’accordo sindacale o la bozza per l’autorizzazione all’Ispettorato
✔️ Attiva la Tessera News Entry per accedere al servizio di consulenza e tracciamento
🔗 Un impianto di videosorveglianza non può restare “invisibile” alle regole. Conflombardia ti aiuta a farlo in modo giusto.