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L’economia circolare: dalle parole ai fatti per le PMI

24 Ago, 2025

Dalla teoria alla pratica

Negli ultimi dieci anni l’economia circolare è passata da slogan politico a strategia industriale concreta, ma la sua adozione resta lenta. Secondo il Circularity Gap Report 2024, l’economia globale è solo al 7,2% circolare, in calo rispetto al 9,1% del 2018. Ciò significa che oltre il 90% dei materiali utilizzati a livello mondiale finisce sprecato o disperso. In Italia, il tasso di circolarità è al 19,5%, ben sopra la media UE del 12,8%, ma ancora lontano dalla piena integrazione nei processi produttivi. Per le PMI lombarde, dove il tessuto imprenditoriale è fatto di filiere corte e distretti specializzati, adottare un approccio circolare non è solo un dovere ambientale, ma un’opportunità di innovazione e risparmio. Significa riprogettare prodotti e processi per ridurre sprechi, massimizzare il riuso e dare nuova vita ai materiali, trasformando i costi di smaltimento in margini aggiuntivi.

Vantaggi competitivi e risparmi concreti

Le aziende che integrano modelli circolari registrano benefici misurabili su più fronti: riduzione dei costi operativi, aumento dell’efficienza e miglioramento dell’immagine aziendale. Un’azienda tessile di Como ha introdotto un sistema di filtraggio e riutilizzo delle acque di tintura, abbattendo del 60% il consumo idrico e risparmiando oltre 80.000 euro l’anno. Parallelamente, un produttore di imballaggi nel milanese ha sostituito il polistirolo con materiale biodegradabile derivato da scarti agricoli, ottenendo un aumento del 15% delle commesse da clienti europei sensibili alla sostenibilità. In un mercato in cui consumatori e committenti richiedono standard ambientali sempre più elevati, chi investe oggi in circolarità si posiziona come partner preferenziale per forniture a lungo termine.

Innovazione di prodotto e nuovi mercati

L’economia circolare stimola creatività e apertura verso nuovi modelli di business. Un’azienda di arredo della Brianza ha lanciato una linea di mobili modulari realizzati con legno recuperato, venduti in Italia e nel Nord Europa, dove il settore “green furniture” cresce del 12% annuo. Nel bresciano, una PMI metalmeccanica ha avviato un servizio di rigenerazione e ri-certificazione di componenti industriali, riducendo i rifiuti del 40% e creando un flusso di entrate ricorrenti. Queste innovazioni non solo differenziano l’offerta, ma permettono di accedere a segmenti di mercato più remunerativi, in particolare nei paesi dove le gare pubbliche richiedono criteri ambientali minimi (CAM).

Collaborazioni e filiere sostenibili

Per una PMI, affrontare da sola la transizione circolare può essere oneroso. Le reti di imprese e le partnership di filiera consentono di condividere know-how, ridurre i costi e accedere a tecnologie avanzate. Un consorzio di aziende metalmeccaniche di Brescia ha avviato un progetto di recupero congiunto degli scarti di lavorazione, rivenduti come materia prima secondaria a industrie siderurgiche, generando ricavi aggiuntivi per 500.000 euro l’anno. Nel settore agroalimentare, un gruppo di produttori del mantovano ha creato una piattaforma per la vendita di eccedenze alimentari a ristoranti e mense scolastiche, riducendo del 35% gli sprechi e migliorando la redditività complessiva. Queste esperienze dimostrano che la collaborazione orizzontale può trasformare un costo ambientale in un’opportunità economica.

Normative e incentivi

Il quadro normativo sta accelerando la transizione. Il Green Deal Europeo e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevedono fondi per progetti di economia circolare, con contributi fino al 65% a fondo perduto per investimenti in impianti e tecnologie sostenibili. La Regione Lombardia ha avviato bandi dedicati alle PMI per l’eco-innovazione e il recupero di materie prime seconde. Tuttavia, la complessità burocratica e la mancanza di competenze interne rallentano l’accesso a questi strumenti. Qui entra in gioco il ruolo delle associazioni di categoria e delle reti imprenditoriali, che possono fornire assistenza tecnica per intercettare e gestire queste risorse in tempi utili.

Il futuro è circolare o non sarà

Il modello lineare “produci-usa-getta” è insostenibile. Nei prossimi dieci anni, la scarsità di risorse, l’aumento dei costi delle materie prime e le restrizioni normative renderanno l’economia circolare una condizione necessaria per competere. McKinsey stima che l’adozione su larga scala di modelli circolari in Europa potrebbe generare un beneficio economico netto di 1.800 miliardi di euro entro il 2030. Le PMI che si muoveranno ora non solo ridurranno i rischi di esclusione dalle catene di fornitura globali, ma potranno imporsi come pionieri della sostenibilità, aprendo nuove linee di business e accedendo a mercati premium.

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