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CCNL Servizi Fiduciari: quando il contratto viola la Costituzione e la Cassazione

19 Set, 2025

Un contratto che crea lavoro povero

Il CCNL Servizi Fiduciari è diventato negli anni simbolo di un sistema che, invece di valorizzare le persone, le intrappola in condizioni di lavoro povero e precario. Questo contratto, applicato in larga parte del settore della vigilanza privata non armata e dei servizi fiduciari, prevede livelli retributivi di ingresso estremamente bassi: la paga oraria per il livello più basso si aggira attorno ai 4,60–5 euro lordi, che corrispondono a salari mensili inferiori ai 900–1.000 euro netti per un tempo pieno, con turni notturni e festivi. Una cifra che non consente neppure di coprire il costo medio della vita in città come Milano, Roma o Torino, dove i soli affitti superano ampiamente queste soglie. Con l’Ordinanza n. 19467/2025, la Cassazione ha stabilito che i contributi previdenziali non possono essere calcolati sotto i minimi tabellari dei CCNL rappresentativi, segnando una frattura con pratiche diffuse di dumping contrattuale. Applicare il CCNL Servizi Fiduciari significa dunque collocarsi in una zona grigia che rischia di esporre imprese e lavoratori a pesanti conseguenze legali, ma soprattutto di cristallizzare il fenomeno del “lavoro povero” in settori che svolgono invece un ruolo sociale cruciale.

La Costituzione come bussola: l’articolo 36 al centro del dibattito

La Cassazione richiama in modo diretto l’articolo 36 della Costituzione, che garantisce a ogni lavoratore una retribuzione proporzionata e sufficiente a un’esistenza libera e dignitosa. La questione è tanto semplice quanto dirompente: se un CCNL non assicura questa condizione, esso è contestabile e i giudici possono intervenire per riallineare i salari. Nel caso del CCNL Servizi Fiduciari, il problema è evidente. Una retribuzione di 4,60–5 euro lordi l’ora non copre i costi reali della vita, né assicura il rispetto del principio costituzionale. Non basta dire che un contratto è stato firmato: ciò che conta è la sostanza, cioè se quella paga consente al lavoratore di vivere dignitosamente. È qui che entra in gioco l’articolo 36: non come mero riferimento teorico, ma come strumento operativo di giustizia sociale. La Cassazione ribadisce che i CCNL rappresentativi fissano i parametri inderogabili, ma va oltre, indicando che laddove questi non siano sufficienti, si può e si deve intervenire. Per le imprese, questo rappresenta un cambio di paradigma: non basta adeguarsi formalmente a un contratto di settore, occorre garantire la sostanza della sufficienza retributiva.

I numeri che contano: il minimale INPS 2025

La Circolare INPS n. 26 del 2025 ha fissato il minimale contributivo giornaliero a 57,32 euro. Tradotto in termini orari, significa circa 7,16 euro per una giornata lavorativa di 8 ore. Questo dato crea un cortocircuito evidente con il CCNL Servizi Fiduciari, che riconosce meno di 5 euro lordi all’ora per i livelli di ingresso. Applicando questo contratto, le aziende non solo erodono i salari, ma versano contributi al di sotto della soglia minima, violando un principio inderogabile stabilito dalla Cassazione. Ne deriva un duplice danno: i lavoratori, che maturano pensioni più basse e si trovano intrappolati nella prospettiva di una vecchiaia povera, e lo Stato, che perde gettito previdenziale e vede indebolita la tenuta del sistema pensionistico. Non si tratta di un dettaglio burocratico: sono numeri che definiscono la qualità della vita di migliaia di famiglie e la sostenibilità del welfare nazionale. In questo contesto, l’uso del CCNL Servizi Fiduciari appare non solo discutibile dal punto di vista etico, ma anche illegittimo sotto il profilo contributivo.

Le PMI davanti a una scelta: rischio sanzioni o crescita sostenibile

Le piccole e medie imprese si trovano davanti a un bivio: continuare ad applicare contratti che comprimono salari e contributi, oppure adeguarsi al nuovo quadro giuridico, trasformando un vincolo in un vantaggio competitivo. Le prime rischiano ispezioni, contenziosi e sanzioni pesanti. Già oggi l’Ispettorato Nazionale del Lavoro concentra verifiche nei settori più esposti, e la giurisprudenza apre la strada a cause civili per il recupero delle differenze retributive. Le seconde, invece, hanno l’opportunità di distinguersi come realtà virtuose, capaci di attrarre lavoratori qualificati, ridurre il turnover e costruire reputazione. Nel mercato attuale, in cui le gare pubbliche e private valutano anche la compliance sociale, un’impresa che paga il giusto è più competitiva di una che gioca al ribasso. Non si tratta di buonismo, ma di strategia: la legalità e il rispetto dei minimi contrattuali diventano criteri di selezione del mercato, strumenti per crescere e consolidarsi. Le PMI che comprendono questa dinamica si pongono in vantaggio rispetto a quelle che restano ancorate a logiche di riduzione del costo del lavoro a tutti i costi.

L’impatto sociale: lavoratori poveri e comunità indebolite

Un contratto sotto-soglia non produce solo ingiustizie individuali, ma genera un effetto domino sulle comunità locali. Salari troppo bassi significano consumi ridotti, impoverimento delle famiglie e maggiore dipendenza dai sussidi pubblici. Nel settore dei servizi fiduciari, migliaia di lavoratori si trovano costretti a vivere con retribuzioni che non consentono di coprire bisogni essenziali come affitto, cure mediche o istruzione dei figli. Questo fenomeno alimenta la spirale della povertà lavorativa, trasformando chi ha un impiego in un “poor worker”, cioè un lavoratore che pur avendo un contratto regolare resta al di sotto della soglia di dignità. Le conseguenze non si fermano qui: comunità impoverite significano anche un tessuto commerciale più fragile e una società più instabile. Al contrario, salari giusti e contributi regolari producono un circolo virtuoso: famiglie che consumano, aziende che crescono, comunità che si rafforzano. Il CCNL Servizi Fiduciari, così com’è, non solo non contribuisce a questo processo, ma rappresenta un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico del Paese.

Le grandi aziende del settore sotto la lente

Non si tratta solo di piccole imprese marginali: sono oggi proprio le maggiori aziende del comparto a risultare le più esposte. Applicare sistematicamente il CCNL Servizi Fiduciari, in contrasto con i principi sanciti dalla Cassazione e con i parametri INPS, significa assumersi un rischio enorme. La storia recente ricorda come, solo pochi anni fa, alcune di queste realtà siano state commissariate dai tribunali per gravi violazioni normative. È la prova che quando si aggirano le regole, il prezzo da pagare può essere altissimo. Oggi, continuare su questa strada significa correre il pericolo di nuovi commissariamenti, di inchieste giudiziarie e di danni reputazionali irreparabili. Le grandi aziende dovrebbero essere modello di correttezza, ma in questo settore si sono trasformate nelle prime promotrici della corsa al ribasso. Così facendo, trascinano l’intero comparto verso una crisi di credibilità, alimentando sfiducia nei lavoratori, negli stakeholder e nelle istituzioni. Un settore strategico come quello della sicurezza e dei servizi fiduciari non può permettersi di vivere nell’illegalità diffusa.

La proposta di CONFLOMBARDIA: Audit Minimi & CCNL

Di fronte a questo scenario, CONFLOMBARDIA si pone come guida per le imprese che vogliono operare in modo corretto e competitivo. Con l’iniziativa “Audit Minimi & CCNL”, offriamo un servizio rapido e completo: analisi delle buste paga, verifica del contratto collettivo applicato, confronto con i parametri INPS e predisposizione di un piano di riallineamento. Non si tratta solo di aiutare le imprese a evitare sanzioni: il nostro obiettivo è costruire un nuovo patto sociale basato sulla dignità del lavoro, sulla trasparenza e sulla sostenibilità. Le PMI e le grandi aziende che scelgono questa strada non si limitano a essere in regola: si pongono come leader di un cambiamento culturale ed economico. Perché un contratto giusto non è un costo, ma un investimento in capitale umano, stabilità aziendale e competitività di lungo periodo. La nostra bussola resta la stessa: “No mordi e fuggi, ma segui e servi.”

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