Una sentenza spartiacque per il mondo del lavoro
Con l’Ordinanza n. 19467 del 2025, la Corte di Cassazione ha scritto una pagina destinata a segnare profondamente il futuro della contrattazione collettiva in Italia. La questione al centro del pronunciamento riguarda gli accordi di prossimità, ovvero quegli strumenti previsti dal legislatore per consentire ad aziende e sindacati di adattare regole generali a specifiche esigenze produttive o organizzative. Negli anni, però, questo meccanismo è stato spesso piegato a logiche di compressione salariale: imprese e organizzazioni minori hanno usato l’accordo di prossimità per abbassare minimi retributivi e basi contributive, creando un dumping insostenibile. La Cassazione ha detto basta: i contributi previdenziali devono essere calcolati sui minimi del CCNL rappresentativo e non possono essere ridotti in pejus da intese di prossimità. È una decisione che trasforma gli accordi di prossimità da “strumenti di riduzione” a strumenti di vera innovazione contrattuale, impedendo derive che mettono a rischio i diritti fondamentali dei lavoratori.
Cosa sono davvero gli accordi di prossimità
Gli accordi di prossimità sono stati introdotti con la legge 148/2011, pensati per dare maggiore flessibilità alle imprese. Dovevano servire a gestire meglio l’organizzazione del lavoro, la produttività, l’orario, il welfare aziendale, adeguandosi a specifiche realtà territoriali o settoriali. Nella teoria, una leva positiva di modernizzazione. Nella pratica, però, in troppi casi si sono trasformati in un grimaldello per abbassare salari e tutele, soprattutto in quei comparti a bassa sindacalizzazione. Si è arrivati a stipulare intese che riducevano i minimi retributivi o le indennità, con effetti devastanti su lavoratori già deboli e su imprese che operano correttamente rispettando i CCNL rappresentativi. Con l’Ordinanza 19467/2025, la Cassazione ristabilisce il perimetro: la prossimità resta un istituto valido, ma non può essere usata per comprimere le basi contributive fissate dai contratti leader. È una correzione che restituisce credibilità all’istituto, separando l’uso legittimo dalle derive speculative.
La forza del principio contributivo
Il cuore della sentenza sta nell’affermazione del principio contributivo: la base minima di calcolo dei contributi non può essere inferiore a quella prevista dai CCNL sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. In pratica, nessun accordo di prossimità potrà più giustificare versamenti previdenziali ridotti. La Cassazione non fa sconti: i contributi previdenziali non appartengono all’impresa né al sindacato, ma alla collettività. Abbassare la base contributiva significa indebolire il sistema pensionistico, ridurre la protezione sociale e scaricare costi sulla fiscalità generale. In questo senso, l’ordinanza funziona da “clausola scudo” che protegge non solo i lavoratori ma l’intero sistema di welfare. Per le PMI, questo significa certezze nuove: chi applica correttamente i CCNL rappresentativi non rischia di essere schiacciato dalla concorrenza sleale di chi usa contratti o intese al ribasso.
Impatti concreti su PMI e grandi gruppi
La sentenza non riguarda solo micro-aziende o cooperative spurie. Anche grandi gruppi, specie nei settori della logistica, dei servizi fiduciari e della vigilanza, hanno fatto ricorso ad accordi di prossimità per contenere il costo del lavoro. Ora questa strada viene chiusa. Per i grandi player significa dover rivedere politiche retributive e piani di costo, riallineandosi ai minimi contributivi. Per le PMI, invece, la sentenza è una garanzia: le regole sono uguali per tutti e non esiste più il rischio di essere penalizzati dalla concorrenza sleale. Ma l’impatto va oltre i bilanci: la decisione ridisegna gli equilibri della contrattazione, spingendo imprese e parti sociali a utilizzare gli accordi di prossimità per innovare davvero – su temi come formazione, organizzazione dei turni, welfare aziendale – e non più per comprimere salari e contributi. È un cambio di mentalità che potrà rafforzare la qualità complessiva del sistema produttivo.
Scenari futuri: tra compliance e trasformazione
La domanda che molti si pongono è: cosa succederà ora? La previsione più probabile è un aumento del contenzioso giudiziario: i lavoratori che si ritengono penalizzati da accordi di prossimità peggiorativi avranno un appiglio solido per chiedere differenze retributive e contributive. Allo stesso tempo, le imprese che vorranno continuare a usare intese aziendali dovranno farlo in un perimetro nuovo, più rigoroso. Non sarà più possibile giocare sul costo del lavoro: bisognerà concentrarsi su soluzioni organizzative, produttive, di benessere aziendale. Potrebbe anche crescere la spinta politica verso un rafforzamento dei criteri di rappresentatività, con nuove regole per accreditare i contratti collettivi. In questo scenario, le aziende che si muoveranno per tempo, adottando modelli trasparenti e sostenibili, saranno premiate sul mercato e nelle relazioni industriali.
La proposta di CONFLOMBARDIA: trasformare la prossimità in innovazione
CONFLOMBARDIA interpreta la sentenza come una grande opportunità. Gli accordi di prossimità non sono da demonizzare: se usati correttamente, possono diventare strumenti di vera innovazione. Per questo abbiamo attivato un percorso di accompagnamento per le PMI: verificare il CCNL applicato, calcolare la corretta base contributiva e sviluppare accordi di prossimità che migliorino la produttività e il benessere, senza scivolare nella trappola del ribasso. Con l’iniziativa “Audit Minimi & CCNL”, mettiamo a disposizione delle imprese un check-up completo per capire se si è in linea con la Cassazione e l’INPS e per costruire percorsi di riallineamento. La nostra bussola resta chiara: proteggere i lavoratori, tutelare le imprese e rafforzare il sistema. Perché la prossimità non deve essere sinonimo di tagli, ma di futuro condiviso.
La Cassazione ha chiuso la porta ai tagli, ma ha aperto la strada a una contrattazione di prossimità più sana e innovativa. Non aspettare di subire contenziosi o sanzioni: prenota oggi il tuo Audit Minimi & CCNL con CONFLOMBARDIA. In 72 ore ti consegneremo la fotografia della tua azienda e un piano per trasformare la prossimità in vantaggio competitivo. No mordi e fuggi, ma segui e servi.