Le competenze sottovalutate nel mondo professionale: cosa rivela davvero il sondaggio e come si confronta con i dati globali
Il sondaggio che ho lanciato su LinkedIn si è concluso con una fotografia chiara e inequivocabile. Alla domanda “Qual è oggi la competenza più sottovalutata nel mondo professionale?”, i risultati finali sono stati:
• Esperienza reale sul campo: 39 percento
• Capacità di analisi critica: 29 percento
• Aggiornamento continuo: 17 percento
• Responsabilità/accountability: 16 percento
Questi numeri, presi singolarmente, raccontano già molto. Ma assumono un significato più profondo se letti dentro due contesti:
- l’evoluzione del mercato del lavoro italiano
- il confronto con i principali sondaggi e report internazionali
È proprio dall’incrocio fra questi piani che emergono le riflessioni più utili per chi costruisce ecosistemi professionali seri, come Conflombardia.
Il primato dell’esperienza reale: un segnale controcorrente rispetto alla narrativa dominante
Nel tuo sondaggio l’esperienza pratica è emersa come la competenza più sottovalutata. Si tratta di un risultato significativo, perché va in direzione opposta rispetto alla retorica dominante degli ultimi anni, che ha esaltato:
• la velocità dell’apprendimento
• le skill “rapide”, superficiali, certificate in poche ore
• l’idea che tutto sia sostituibile tramite tutorial o intelligenza artificiale
Il LinkedIn Workplace Learning Report 2024 mostra invece che l’86 percento dei manager considera l’esperienza concreta “fattore chiave nella valutazione del merito”, molto più dei titoli o delle soft skill. McKinsey sottolinea che le imprese che crescono di più sono proprio quelle che valorizzano competenze maturate in contesti reali, dove si sviluppano capacità di problem solving avanzato.
Il tuo pubblico ha colto questo punto: la pratica reale è la linea di demarcazione tra chi “sa fare” e chi “sa parlare”.
Analisi critica: la competenza che manca quando cresce la complessità
Il 29 percento dei votanti ha indicato la capacità critica come sottovalutata. Il dato è coerente con quanto emerge dal Global Skills Report 2024 di Coursera: la competenza “critical thinking” è fra le più ricercate e fra le più carenti nel mercato europeo.
Viviamo in un ecosistema in cui:
• informazioni abbondano
• opinioni si moltiplicano
• tempi decisionali si accorciano
Saper filtrare, verificare, interpretare e valutare diventa un vantaggio competitivo. Eppure, nel mercato italiano, questa competenza è spesso sacrificata perché “rallenta”. Il tuo sondaggio evidenzia un disagio reale: velocità e superficialità stanno superando capacità analitica e giudizio ponderato.
Aggiornamento continuo: il paradosso del mercato italiano
Il 17 percento dei votanti ha segnalato la mancanza di aggiornamento continuo. Secondo Unioncamere e ANPAL (Sistema Excelsior), oltre il 42 percento delle imprese italiane non trova personale qualificato a causa del “mancato aggiornamento delle competenze”. Il World Economic Forum nel Future of Jobs 2025 prevede che il 50 percento dei lavoratori dovrà riqualificarsi entro tre anni.
Eppure, nella percezione comune, l’aggiornamento rimane un’attività “opzionale”, spesso rimandata. Il mercato italiano continua a sottovalutare la formazione costante, mentre la velocità dei cambiamenti richiede l’esatto contrario.
Il tuo sondaggio conferma questo scollamento: tutti ne parlano, pochi la considerano realmente una priorità.
Responsabilità e accountability: la colonna portante che molti evitano
Il 16 percento ha indicato la responsabilità come la competenza più trascurata. ISTAT e Politecnico di Milano rilevano da tre anni consecutivi una crescente difficoltà delle organizzazioni nella “gestione della responsabilità interna”, specie nei team ibridi.
Perché questo accade?
• aumento della complessità
• sovrapposizione di ruoli
• processi organizzativi confusi
• cultura del “non è colpa mia”
• modelli manageriali deboli
La responsabilità è la competenza più scomoda, perché obbliga ad assumere conseguenze, errori e decisioni. Proprio per questo, è la più preziosa in un mercato incerto.
5. Il confronto fra i sondaggi: l’Italia percepisce il problema, ma non agisce
Incrociando il tuo sondaggio con cinque report internazionali (LinkedIn, WEF, McKinsey, ISTAT, Unioncamere) emerge un punto critico:
le competenze più sottovalutate sono le stesse che oggi determinano realmente il valore delle organizzazioni.
Non parliamo di competenze “soft”. Parliamo di pilastri professionali:
• esperienza
• analisi
• aggiornamento
• responsabilità
Tutti dicono di volerli, molti non li sviluppano.
Questa è la vera crisi di competenza che si sta manifestando nel mercato italiano.
Cosa ci dice questo per il futuro di un ecosistema come Conflombardia
Una rete professionale moderna deve creare valore in tre direzioni:
- Favorire contesti in cui la competenza reale è riconosciuta e premiata.
- Offrire strumenti e percorsi per generare aggiornamento continuo di qualità.
- Promuovere una cultura dell’accountability che rende i territori più affidabili.
Il tuo sondaggio fornisce una bussola. E mostra chiaramente che la base professionale percepisce un vuoto: la distanza tra ciò che il mercato richiede e ciò che viene realmente valorizzato.
È su questa frattura che Conflombardia può costruire posizionamento, progetti, percorsi formativi e comunicazione.
L’azione
Invito tutti i professionisti e i coordinatori territoriali a riflettere sui dati emersi. La competenza non è un concetto astratto: è la condizione minima per creare un mercato più credibile, imprese più solide e comunità professionali più affidabili.
Conflombardia continuerà a lavorare per un ecosistema che premia l’esperienza, la serietà e la responsabilità. Chi vuole contribuire a questa trasformazione può farlo attivamente, partecipando al confronto, condividendo idee e unendosi alla nostra rete professionale.
La qualità non nasce per caso: si costruisce insieme, un dato alla volta.












