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Energia e PMI: trasparenza e regole per un mercato più equo

20 Ago, 2025

Il mercato dell’energia e le microimprese italiane

In Italia il tessuto imprenditoriale è costituito per oltre il 90% da microimprese sotto i 10 dipendenti. Queste realtà, che spesso non hanno uffici legali o competenze interne in materia energetica, rappresentano il bersaglio privilegiato delle campagne commerciali degli operatori luce e gas. A differenza delle grandi aziende, le PMI minori hanno consumi più contenuti, ma per gli operatori energetici costituiscono una fonte costante e diffusa di contratti. Secondo ARERA, negli ultimi tre anni oltre il 60% dei nuovi contratti business è stato stipulato da imprese con meno di 15 dipendenti. Questo dato spiega l’aggressività di agenti e call center, che propongono offerte spesso poco trasparenti, puntando su una scarsa capacità di analisi da parte degli imprenditori. Ne deriva un mercato dove la complessità della bolletta, la poca chiarezza dei costi e la mancanza di strumenti indipendenti di confronto diventano i principali ostacoli a decisioni consapevoli.

La questione della trasparenza in bolletta

Il primo nodo da sciogliere è la bolletta, che troppo spesso si presenta come un documento tecnico difficile da interpretare. Per molte microimprese diventa quasi impossibile distinguere la quota energia dalle componenti fisse, dagli oneri di sistema o dai servizi accessori. Un’indagine Unioncamere 2024 ha rilevato che il 38% degli imprenditori non sa indicare con precisione quanto paga per l’energia pura rispetto ai costi aggiuntivi. Ciò significa che la percezione dei prezzi reali è alterata, favorendo chi inserisce costi nascosti. Una soluzione concreta sarebbe imporre per legge un formato di bolletta standard, con voci semplificate e facilmente leggibili, sul modello dell’etichetta alimentare. Tre blocchi chiari – costo dell’energia, spese fisse e oneri di sistema – a colori diversi e con un riepilogo immediato, renderebbero la bolletta uno strumento di controllo, non di confusione.

L’albo dei consulenti energetici: un vuoto normativo

Il problema non è solo nel contratto, ma in chi lo propone. Oggi chiunque può presentarsi come “consulente energetico” senza formazione né requisiti specifici. È un’anomalia, considerando che in settori come assicurazioni o credito i consulenti devono essere iscritti ad albi regolamentati. La creazione di un Albo dei Consulenti Energetici Certificati colmerebbe questo vuoto normativo, garantendo professionalità e tracciabilità. L’albo dovrebbe prevedere formazione obbligatoria, aggiornamenti periodici, un codice etico vincolante e un sistema di recensioni pubbliche certificate dai clienti. Così facendo, le microimprese potrebbero riconoscere con chiarezza i consulenti qualificati da chi opera in modo improvvisato o aggressivo, favorendo un mercato più sano e meritocratico.

Il passaggio al mercato libero e le PMI disinformate

Dal 2024 il mercato tutelato ha lasciato il posto al “Servizio a Tutele Graduali”, un passaggio che avrebbe dovuto essere accompagnato da campagne informative capillari. In realtà, molte microimprese hanno scoperto il cambiamento solo a cose fatte, accettando contratti più onerosi senza avere gli strumenti per valutare alternative. Il rischio è che migliaia di piccole realtà si trovino oggi vincolate a tariffe penalizzanti, con costi che incidono pesantemente sulla marginalità già ridotta. Le associazioni di categoria denunciano una vera e propria asimmetria informativa: le imprese più piccole non hanno la stessa capacità di negoziazione delle grandi aziende e vengono spinte ad accettare condizioni standard. Qui diventa fondamentale un’azione istituzionale: servono sportelli informativi diffusi, guide pratiche e campagne mirate che spieghino con linguaggio semplice cosa cambia e come difendersi.

Piattaforme di confronto: il ruolo della tecnologia

Un altro strumento decisivo per aumentare la trasparenza è la creazione di comparatori ufficiali e indipendenti. Oggi esistono portali privati che permettono alle imprese di confrontare le offerte, ma spesso questi strumenti sono parziali o sponsorizzati, quindi non garantiscono imparzialità. Un comparatore nazionale gestito dal Garante dell’Energia o dal MIMIT consentirebbe alle PMI di inserire i propri consumi annui e ricevere un ventaglio di offerte realmente comparabili, con criteri uniformi. Alcuni Paesi europei, come la Spagna, hanno già introdotto strumenti simili, riscontrando una riduzione delle pratiche scorrette e una maggiore competitività delle tariffe. Per le microimprese italiane, un portale pubblico e certificato rappresenterebbe non solo uno strumento di risparmio, ma anche una leva di educazione al consumo consapevole.

Consorzi e reti energetiche locali: la forza dell’aggregazione

Le microimprese, singolarmente, hanno scarso potere contrattuale. Ma unite possono ribaltare le dinamiche di mercato. L’esperienza dei consorzi energetici locali dimostra che l’aggregazione permette di ottenere sconti fino al 20% rispetto alle tariffe standard. In Lombardia e Veneto sono già attivi gruppi di acquisto tra PMI che, grazie alla forza della rete, negoziano condizioni migliori e riducono il rischio di subire contratti poco vantaggiosi. Questo modello, se supportato dalle associazioni datoriali, può diventare una leva strategica per difendere le microimprese e aumentare la competitività. Non si tratta solo di ridurre i costi, ma di creare una cultura della collaborazione, trasformando l’energia da voce passiva di bilancio a fattore di sviluppo territoriale.

Call-to-Action – Conflombardia al fianco delle PMI

La battaglia per la trasparenza energetica non è solo tecnica, ma culturale. Servono bollette chiare, consulenti certificati, comparatori indipendenti e reti di acquisto condivise. È tempo che le microimprese smettano di subire le regole del mercato e diventino protagoniste consapevoli delle proprie scelte energetiche. Conflombardia si impegna a portare avanti questa sfida attraverso tavoli di confronto, campagne informative e la promozione di consorzi locali tra imprese. Perché l’energia non deve essere un peso incomprensibile, ma un asset strategico per la crescita e la competitività delle PMI italiane. Invitiamo tutti gli imprenditori a unirsi al nostro progetto: insieme possiamo trasformare un problema diffuso in un’opportunità concreta di sviluppo.

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